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al testo di Giovanni Ivano Sapienza
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La corda nera della tua arpa freme improvvisa nella notte impervia, martoriata da distanze: hai lasciato anche stavolta la finestra aperta, sul balcone dei tuoi gerani, delle sensitive, appena increspa il moto uniforme dei tuoi sogni sereni superficie di teneri coralli… Ascolto Rachmaninov, dal secondo concerto per piano, sillabo in me parole immemori nel tempo, nate dal cono di eternità silenziose, distillate in dolci malinconie. Di tutto il travaglio di forme vicine e lontane, rugoso gerbido, radure al tramonto in meditazione un grumo,più che strale,d’ineffabile sapore riscaldo dentro al mio petto: perché volevo dirtelo che basta un tuo sorriso per tenermi desto ed il mio cuore lo attraversano carovane di luce migranti alla volta di costellazioni… Viandante compiuto disegno dell’Essere semplice conato d’espressione,germoglio di vita tratta dal suolo di tenebre fertili, soffio d’essenza qui portata dal vento, diversa,geroglifico,ma tenera, come carezzandomi,all’invito, mi giungi dal miraggio della distanza, dall’abaco tarlato del percorribile improvvisa larva, voce inquieta ad assolvermi a rendere più concitato il mio respiro,con la tua istanza di luce, io da parte mia non smetterò mai di cullarti, infantile e velleitario preso da un sentimento, dal fascino degli opposti quasi compresenti nel mitico sogno del Tempo, ignaro ma riconoscente, eccitato il viso da quel tuo gioco di vele tese e luccicanti, ventilata con disinvoltura la vista avida di partenze, di lidi,per serio gioco andremo alla volta di un aquilone impigliatosi fra le reti oniriche di Cassiopea… |
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